2020: sono sempre qua!

L’ultimo post del 2019 è un mini racconto tragicomico scritto velocemente dal letto d’ospedale durante la mia penultima terapia dell’anno.

Sono stata assente per un po’ dai social. Non che sia un male, anzi.

L’ultima terapia del 2019 risale al 23 dicembre. Sono andata accompagnata da mio papà perché sentivo una stanchezza quasi irreale pesare sulle mie spalle.

Mi sentivo indebolita da tutti gli eventi affrontati durante l’anno e dalle cure, ma le vacanze natalizie mi hanno aiutato tantissimo e ho recuperato peso (forse anche troppo) ed energie!

Quello che mi crea dispiacere è la mia lontananza dalla tastiera, dalla penna e dal quaderno, dai post it, dalla lavagna gigante del mio studio/camera, insomma dal mio unico modo di comunicare quello che sento: dalla scrittura.

Le parole sono tutto per me. Avete letto spesso questa frase e chi mi conosce bene l’ha spesso sentita uscire dalla mia bocca.

Avevo all’incirca sei anni quando di sera, giunta l’ora di dormire, mi rifugiavo sotto le coperte con tutto il corpo, testa compresa, e godevo del lento abbandonarmi al sonno mentre immaginavo storie, personaggi, luoghi. Univo la realtà alla fantasia e spesso immaginavo il mondo in cui avrei voluto vivere.

Ora ho trentacinque anni e mi abbandono al sonno nello stesso identico modo.

Non serve essere scrittori o essere eccellenti per trovare espressione attraverso le parole. Basta solo lasciarsi andare e seguire il flusso, basta seguire i nostri desideri, la nostra fantasia.

Sono cresciuta a pane e parole. Accostare verbi, nomi, pronomi, aggettivi è sempre stato un modo per cercare di spiegarmi il mondo, per indagarlo e per raccontare di me e del mio sentire interiore in modo tale da superare le barriere che dividono le persone.

Andare oltre le barriere, uscire dal mio mondo per incontrare quello degli altri…

Alla fine non è questo quello che conta?

Per me sì, ma non per tutti.

Almeno sono certa del senso che ha la vita per me.

A parte queste divagazioni filosofiche ultimamente ho sentito il bisogno di stare da sola, di riflettere. Ho avuto poca voglia di uscire e di fare “vita sociale”. Il motivo principale è la sofferenza che prova il mio corpo. È stato un anno durissimo.

Non avevo mai provato tanto dolore, non avevo mai fatto tanta fatica fisica.

È da nove anni che la mia vita è stata rivoluzionata dal cancro, ma questo è stato indubbiamente l’anno più duro. Probabilmente perché sono più vecchia🤣.

Per quanto io cerchi di condurre una vita normale e di vivere come se la malattia non esistesse, la mia quotidianità è condizionata da dolori, difficoltà, medicine, flebo, esami diagnostici, visite oncologiche, burocrazia…

Non per questo dovete immaginarmi come una malata che sta solo aspettando l’ultimo respiro.

Scusate il termine, ma col cazzo che vi lascerò questa immagine di me perché non è affatto veritiera.

Infatti la mia vita è davvero una vita “normale”. Faccio tutto quello che fa una persona normale incastrando visite, medicine ed esami diagnostici e convivendo con le mie paure più profonde.

È una vita normale, ma non è facile.

Lo so: ognuno ha i propri pesi e le proprie gioie. È verissimo, ma a volte provo rabbia quando vedo persone che hanno una salute perfetta e si lamentano. Mi incazzo perché la vita è un soffio, ma è anche intensa, lunga, bella, stupefacente. Dipende da come vogliamo viverla, dipende da quanto ci lamentiamo o NON ci lamentiamo.

Eh sì: se tornassi indietro farei tante cose diversamente: le vivrei in modo più intenso. Sarebbe bello, ma tornare indietro non si può, possiamo solo vivere oggi e continuare a progettare un futuro, senza farci assillare da pensieri negativi.

Nessun pensiero negativo è mai stato in grado di cambiare le cose, anzi, semmai ha solo contributo ad un tracollo più veloce.

Per qualcuno saranno cazzate, ma vale la pena provare e mettersi in gioco per cercare di vivere le cose con uno spirito combattivo ed ottimista. Ne vale sempre la pena!

Durante il trascorso 2019 ho sorriso nonostante tutto, ho stretto i pugni ed i denti, ho cercato di reagire quando non riuscivo ad alzarmi dal letto perché i dolori erano fortissimi, anche se negli ultimi due mesi ho ceduto un po’, ho mollato la presa.

È morta una persona a me molto cara, ma non sono ancora pronta per raccontare di lei. Il suo sorriso è sempre proiettato nella mia retina. Indelebile. Magari un giorno riuscirò a narrare quanta solarità ha lasciato nel mio cuore. Non si è mai lamentata e mai considerata malata. La stimo per questo. Anche ora che non c’è più la sento vicino, è viva dentro di me.

Sono accaduti tanti altri fatti, ho metabolizzato e realizzato tante “verità”, insomma mi sono resa conto di molte cose che prima consideravo solo parzialmente. Una di queste riguarda i rapporti di amicizia. Avrei bisogno di ore per descrivere quello che penso e che provo.

Sto scrivendo una specie di romanzo-racconto in cui narro e descrivo anche queste tematiche. Non è la mia storia, è la storia di una ragazza che si chiama Caterina e ci sono molti personaggi le cui vite si intrecciano con la sua.

L’unico modo per evocare una determinata emozione o un sentimento preciso è narrare una storia ed evocare un mondo. È attraverso le storie ed i personaggi che si mette in moto la nostra emotività. La letteratura insegna tutto ciò!

In questo nuovo racconto/romanzo c’è molto di me, delle mie esperienze, delle persone con cui mi sono relazionata, ma anche molto di inventato.

Non so se riuscirò ad arrivare alla conclusione, sono lenta come un bradipo.

Come sempre sono stata prolissa e poco chiara, ma avevo bisogno di lasciare una traccia in questo piccolo luogo del web che racchiude un po’ della mia vita e nasce dalla mia esigenza di condividere.

Questo blog mi ha aiutato molto nei momenti più difficili e delicati della malattia.

Non chiudiamoci nel nostro mondo, apriamoci, condividiamo, anche a rischio di scontrarci.

Siamo come tante piccole case con porte e finestre che devono essere aperte altrimenti chiusi là dentro si muore soffocati.

Ho rivisto dopo un pò di tempo alcune persone davvero speciali.

Le nostre vite si sono incontrate perché frequentavamo e frequentiamo il reparto di oncologia della stessa città. Siamo tutte diverse per età, esperienze, passioni, ma quando siamo insieme cadono alcune barriere, si crea uno spazio quasi magico ed io mi sento a casa.

Chi mi conosce almeno un pochino sa quanto io reputi importanti le relazioni, e proprio per questo sa anche quanto io sia chiusa e diffidente. nonostante la mia chiusura e l’enorme difficoltà che ho a fidarmi e ad affidarmi agli altri, quando rientro da una serata con loro sono sempre felice, sono carica, fiduciosa, ottimista, allegra.

Non so quale sia il motivo, forse è un gruppo composto da persone molto speciali che hanno avuto la fortuna di incontrarsi nonostante il cancro.

Ci sono cose difficili da spiegare, nemmeno le parole da me tanto amate riuscirebbero a raccontare cosa significhi questa “magia”.

Vorrei postare una delle tantissime foto di questo gruppo magico, ma è difficile sceglierne una. Siamo tante e vorrei essere democratica con tutte. In alcune foto qualcuno ha gli occhi chiusi, qualcuno ha il viso nascosto, qualcuno ha una buffa espressione…

Le posterò tutte oppure nessuna… devo rifletterci! 😅😂

Buon 2020 a chi sta affrontando momenti difficili.

Vi sono vicino e vi penso!

Aprite le finestre. Decidete voi quando e come, ma fatelo!

e non dimentichiamoci mai…

Viva la vida!

📷 📸 nella foto sono con una persona super, super speciale che si è data tantissimo da fare per il libro 📚 La vita addosso.

Grazie Barbara!

3 commenti

  1. Grazie! Hai espresso emozioni che provo e ho provato in questi ultimi tempi….
    Come mi è già successo confrontandolo con i tuoi post mi ci ritrovo pienamente… le nostre esperienze di battaglia sembrano avvicinarci… pure la mia lotta continua (ho fatto terapia pure la vigilia di natale!!) e pochi giorni prima delle feste ho perso una cara amica e compagna di lotta! Era stanca di star male, di sentirsi un peso per i suoi cari e ha ceduto ed il bastardo se l’è portata via…. ma la sento con me.., ora devo lottare anche per lei! Noi che rimaniamo in trincea dobbiamo essere forti e combattere anche per i compagni che non ci sono più!!
    Ancora grazie…

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  2. Grazie per la tua testimonianza. E grazie per l’invito finale, è difficile fidarsi e aprirsi ma ha un valore inestimabile nei momenti difficili.
    La malattia ci cambia, a volte ci migliora ed è bello cogliere tutti gli aspetti positivi piuttosto che SOLO quelli negativi.

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