“Go where you feel most alive”

Questa è una delle frasi scritte sulla lavagna su cui si posa il mio sguardo ogni volta che mi siedo alla scrivania. Non sono una scrittrice e non sono all’altezza di tale ruolo, ma la scrittura è una forma di vita, non è solo per gli addetti ai lavori ed i professionisti. Per qualcuno è un nobile lavoro, per moltissimi altri un piacere, per qualcuno è quasi una necessità, come respirare e bere.

Senza muori.

Per me è questo: un bisogno.

“Adesso nella mia testa si sono aperte migliaia di valvole, e io devo riversarmi in un fiume di parole, altrimenti soffocherò” – Le notti bianche, Fëdor Dostoevskij.

Senza soffoco.

Vivo perché scrivo.

Sento pertanto la necessità di condividere alcuni pensieri riguardo questo periodo della mia vita.

Questi mesi sono stati intensi, a tratti difficili, ma non è tutto difficile, a volte è solo tanto faticoso. Sono comunque riuscita tuttavia a godere di attimi di serenità, di felicità, quella grande ambizione di tutti noi.

La cerchiamo voracemente questa maledetta felicità, ma ahimè, il più delle volte restiamo con le mani vuote e accarezziamo l’aria.

Sono al quarto ciclo di chemioterapia in pastiglie (Capecitabina) e sono abbastanza soddisfatta di come il mio corpo e la mia mente stanno reagendo. Ufficialmente è la prima linea di terapie da paziente metastatica.

L’oncologa mi ha dato l’assenso per aumentare la dose ed assumere finalmente il numero di pastiglie indicate per il mio peso. Devo assumerne sei al giorno: tre da 500 mg al mattino dopo colazione e tre da 500 mg dopo cena. Le mie colazioni sono abbastanza strane e rispecchiano il mio modo di essere: scompiglio e trambusto. Bevo il caffè in piedi, appoggiata al bancone della cucina e con l’altra mano nutro i miei gatti, apro i balconi, mi vesto… Una volta in macchina mangio e quando arrivo al lavoro prendo le pastiglie.

A metà mattina arriva la nausea implacabile a rompere il mio equilibrio. Tra le otto e le dieci sono piena di energie e di buoni propositi per quanto riguarda la mia vita e quella di chi mi sta accanto, poi tutto ciò va scemando e alle tredici non vedo l’ora di andare a casa perché avrei quasi voglia di distendermi sulla scrivania. Il lavoro è fondamentale per me, altrimenti sarei letteralmente nei guai, materialmente e mentalmente.

Comunque per avere trentotto anni sono piena di vita! (Sottile ironia)

Mi chiedo: “quando potrò fare tutte quelle esperienze che meticolosamente appunto nei miei quaderni, nelle mie agende, nelle note del telefono?”

Stamattina in una nota emittente radiofonica ho sentito un famoso scrittore parlare del suo ultimo libro, scritto a quattro mani con un’esperta in tema di salute e benessere psicofisico. Il tema centrale è la “gentilezza”, quella “cosa” rara oramai, quella che ti fa sembrare una stupida che si fa mettere i piedi in testa da tutti. Sì perché oramai la gentilezza è considerata negativamente, come un esercizio spirituale per menti ingenue.

Il noto scrittore, e “guru”, ha detto che se al mattino provassimo a ringraziare per quello che abbiamo saremmo più felici. Ho sintetizzato molto, ma voglio evitarvi un poema epico.

Ascoltando quelle parole ho sorriso e provato un senso di benessere, l’acqua e lo shampoo mi offuscavano la vista e il profumo del docciaschiuma rallegrava i miei sensi; ho pensato che quel famoso uomo non ha tutti i torti.

Ho cercato subito di fare come ha incitato lo scrittore: “grazie per questa doccia mattutina che mi ha rigenerato, grazie per la mia famiglia numerosa, grazie per il mio compagno e migliore amico che nonostante tutto cammina al mio fianco, grazie per il mio lavoro, per le terapie che posso fare senza pagare altrimenti sarei già morta, soprattutto grazie le poche ma stupende amicizie che coltivo. Ho anche conosciuto nuove persone, un’amica in particolare, che mi riempiono il cuore.

Ho pensato che essere gentili e ringraziare non costa poi tanto, eppure è così difficile, così insolito.

Ho studiato, e studio, filosofia per cercare di fare luce sulle domande che ci poniamo e sui tentativi di risposta. In fin dei conti cerco semplicemente il senso della vita, cosa volete che sia?!

Vivere è fare esperienze, meravigliarsi, soddisfare le curiosità che serbiamo dentro di noi. Tutto ciò prescinde da quelle tappe obbligate, e anche scontate a mio avviso, come il matrimonio, i figli, la casa, il mutuo, la macchina, i sacramenti, le feste coi parenti…

Non disdegno queste cose perché la vita è fatta anche di esse, ma non è costituita solo da ciò ed io voglio accettarmi, voglio accettare la mia natura. Infatti non ho mai ambito ad avere una famiglia, a sposarmi, a scrivere a mano gli inviti per il mio matrimonio.

Sono fatta così e mi sono sempre sentita in colpa perché non riuscivo a gioire per certe cose, mi sono sentita diversa e non mi sono piaciuta.

Ho pensato a quello che mi fa stare bene: la gioia che trasmette un tramonto, o il sole caldo sulla pelle che profuma di mare, scoprire che la gatta di tua mamma ha partorito quattro gattini, vederli crescere giorno dopo giorno con le loro buffe espressioni, un’amica che ti abbraccia e che ti dice quanto ti vuole bene, la scoperta di nuove relazioni intense, feconde, che ti donano nuovi spunti di riflessione, nuovi sguardi sul mondo, un film che ti fa battere il cuore, il sudore della pelle mentre balli e canti durante il concerto del tuo gruppo preferito in una calda sera estiva, farsi ore di treno pur di stare con un’amica per ventiquattro ore condividendo un tavolo, un divano ed un letto con quel senso di familiarità che solo poche persone sanno trasmettere, rivedere vecchi amici in un bar di Padova con un’afa infernale, ma godere della loro presenza come se dieci anni non fossero mai passati, ripensare al tuo ex sperando che sia felice…

La smetto qua, ma continuerei il mio elenco all’infinito perché è proprio in quel banale elenco che ho scoperto il senso della mia vita.

Non so se pubblicherò queste parole perché sono già lontane da me, sono già retorica, pura noia da rileggere…

Ho scritto in vari giorni di settembre appuntando qua e là qualche frase.

Oggi sono stata sul divano a causa di un mal di testa “fotonico”, tanta nausea e vampate di calore assurde.

Poche righe più sù ho scritto di avere aumentato la dose di chemio, ma sono già trascorse tre settimane da quelle frasi. L’ultima visita oncologica e le ultime analisi sono andate meno bene (non male però!) e ho già iniziato a scalare la terapia assumendo quattro pastiglie al giorno al posto di sei. Ho i globuli bianchi troppo bassi, un’infezione nel naso, le afte in bocca e mani e piedi super doloranti. È tutto assolutamente sopportabile, ma è stato meglio scalare per non caricare troppo il corpo.

Vorrei scrivere della risonanza cerebrale, ma non credo di averne la forza. Non ancora. Comunque è tutto sotto controllo ed io sono felice! Non mi turba la salute, è tutto il resto semmai che vorrei sistemare.

Ho scritto ancora molto, ma ho bisogno di metabolizzare prima di condividere i miei pensieri. Chissà se lo farò.

Mi rendo conto che scrivere per se stessi sia limitante e che la condivisione, lo scambio potrebbero arricchirci. Spero che qualcuno più coraggioso di me riesca a condividere.

Un’estate oltre le mie possibilità fisiche, ma ne è valsa la pena!

Viva la vida!

3 commenti

  1. Bellissimo post… un vero inno alla vita. A volte è proprio mentre si affrontano i periodi più brutti della nostra vita che troviamo la forza di rinascere.
    Per quanto mi riguarda, non vedevo l’ora di leggere un tuo post. Scrivere fa bene a te, ma anche a chi ti legge. Tra tutte le cose che hai scritto mi soffermo sulla gentilezza, perchè credo di esserne anch’io una ‘vittima’, ma è inevitabile se siamo fatte così. La maggior parte delle persone forse non la apprezza, ma quando trovi qualcuno che apprezza questo tuo modo di essere è una grande soddisfazione. E comunque gli effetti della gentilezza si vedono a lungo termine. La gentilezza riesce a smuovere qualcosa anche nelle persone più ostili, secondo me.
    Mi sento di darti un abbraccio virtuale e come sempre un grande in bocca al lupo per la tua lotta. Ti seguo sempre con piacere e con tanta stima. Alla prossima!

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