9 giugno 2022- se vuoi dare un senso alla tua vita devi prima affrontare l’idea della morte

Ho riletto velocemente alcuni articoli non pubblicati. Sono solo parole sparse qua e là. Alcuni non hanno senso se non per me, altri non rendono abbastanza quello che vorrei trasmettere.

C’è un articolo del 2020 relativo alla dolce e forte Nunzia, morta di cancro al seno metastatico. Non esistono al mondo parole, in nessuna lingua, in grado di renderle omaggio e giustizia.

Ricordo il suo ultimo messaggio vocale in cui una voce flebile, ma ferma, la voce di chi sa che sta per morire, mi disse: “Serena quante cose avrei voluto fare insieme, quanti progetti! Sii forte!”

Sento un brivido lungo la schiena, sento freddo, quando quella frase,” sii forte!”, risuona in me.

Qualche mese fa ho cancellato le chat di whatsapp ignara del tesoro che avrei perso. Quando mi sono accorta di avere cancellato i suoi messaggi ho provato a fare di tutto per recuperarli, ma invano.

Se qualcuno più abile di me con la tecnologia avesse un consiglio per recuperare i messaggi sarei davvero felice, sarebbe una bellissima notizia!

In questi giorni mi accingo a fare una nuova chemioterapia, dopo mesi di incertezza, lacrime amare, rabbia verso tutti, e profondo dolore. Ora invece non mi addoloro più, anzi sono molto serena.

Tutto ciò, però, è passato in secondo piano perché un’altra grave perdita mi ha scosso profondamente.

Giuliana, la mia Giul, è morta. Non c’è più.

Sapeva che sarebbe arrivato questo momento ed anche io lo sapevo, ma non credevo che sarebbe successo adesso. Confidavo di avere ancora un anno, due anni. Un tempo terribilmente breve per la maggior parte delle persone, ma non per noi.

La sua perdita, questo lutto senza fine, non solo mi ha scosso, ma mi sta inducendo a rimettere in discussione per l’ennesima volta i rapporti con le persone e la famiglia.

Non ho la mente lucida, non ora.

Penso alla sua voce, riascolto e rileggo i suoi messaggi, guardo le sue foto e mi manca terribilmente.

Non ci siamo salutate, non veramente perché ci siamo lasciate come sempre: abbiamo concluso l’ultima telefonata come se avessimo dovuto risentirci, come se ci fosse ancora tempo.

I giorni, le ore ed i minuti implacabili se la sono portata via e lei non è più qua.

Ieri le ho scritto un messaggio pur sapendo che non lo leggerà mai.

Non aveva letto nemmeno il messaggio breve che le scrissi il giorno prima che se ne andasse lontano da qua, lontano da noi, lontano da me e dalla nostra amicizia autentica, senza fronzoli.

Cosa c’è dopo la morte?

Epicuro soleva dire che non dobbiamo temerla perché quando c’è lei non ci siamo noi e quando ci siamo noi non c’è lei.

Questo pensiero mi infastidiva un tempo, ma ora lo accolgo con consapevolezza.

Tuttavia non esaurisce le domande sull’esistenza che noi tutti ci poniamo: “la morte è davvero la fine di tutto? È il buio totale? Il buio però non esisterebbe senza il suo opposto, la luce…

“Dove vanno le persone che muoiono?”

“Come affrontare e gestire la mancanza, il lutto?”

Vi immagino, vi vedo mentre leggete e gettate via le mie parole perché le percepite con tristezza e malinconia.

Vi capisco: per anni ho rifuggito il dolore e la morte. Ora la ascolto e la rispetto.

Giul se ne è andata con dignità ed umiltà.

Quando le dicevo:” Giuli perché a me?”, lei rispondeva serenamente, con voce squillante e viva: “Sere, io penso sempre l’opposto: perché non a me?”

“Perché ad altri e non a me?”

“Perché bimbi piccolissimi si ammalano?”

Siamo soliti osservare da spettatori le sfortune altrui e facciamo mille scongiuri affinché non ci capiti la stessa sorte. Abbiamo una fottuta paura di stare male, non lo accettiamo.

Io sono la prima, eccomi: mi chiamo Serena e voglio stare bene, non accetto l’idea di soffrire.

Ho patito tanto la lontananza delle amicizie, la noncuranza verso la mia malattia, ma ora ho capito che tutto ciò che crea dolore isola.

Per questo non ho rabbia verso gli amici spariti ed ho deciso che continuerò a scrivere quando sentirò l’esigenza di farlo, ma della mia malattia parlerò con pochissime persone, non sarà più qualcosa da condividere come ho fatto sino ad ora.

Sono sempre stata aperta e sincera, non mi sono mai vergognata di quello che mi è capitato. Ora vorrei nascondere dagli occhi indiscreti i riferimenti a terapie, esami, visite e soprattutto vorrei celare i particolari sui peggioramenti della mia salute.

Giul mi ha insegnato che i rapporti contano molto e che proprio per questo sono esigui.

Sarebbe alquanto strano essere circondati da moltissime amicizie vere, sincere, autentiche, profonde, rispettose, reciproche… Sembra banale ma poco è sinonimo di “buono” in certi casi.

Giul, amica cara, vorrei colorare queste giornate vuote.

Oggi mi avresti già scritto ed ora sarei qua in ospedale, in sala d’aspetto, col cellulare in mano per comunicare con te e non per fare un goffo tentativo di scrivere quello che provo.

Nessuno colmerà mai il vuoto che hai lasciato.

Dovrò farmene una ragione perché io ti vorrò bene per sempre, ma non sentirò più reciprocità, non sentirò più il tuo amore verso di me. Non ho mai dubitato della tua amicizia, del tuo interesse verso di me.

Auguro a tutti di avere il privilegio di coltivare un’amicizia tanto forte e disinteressata.

Un commento

  1. Mi dispiace tanto per la perdita delle tue amiche… credo che la vittoria di una malattia sia sempre una sconfitta per tutta l’umanità. Nunzia o Giuliana potrebbe essere chiunque di noi, perché le malattie non guardano davvero in faccia a nessuno e non passa giorno in cui io non pensi che potrebbe capitare anche a me. Non ti conosco, ma mi sento così vicina a te. Tutti i tuoi articoli mi emoziono sempre e comunque fanno trasparire tanta forza e coraggio. Sei una grande combattente, in bocca al lupo per tutto.

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