Puoi riprendere in mano la tua vita! Sempre!

Puoi riprendere in mano la tua vita?

Puoi ricominciare a quasi 38 anni avendo alle spalle dieci anni di malattia?

Ad agosto 2011 tutto è iniziato e salutando il 2021 mi sono voltata, ho guardato indietro e mi sono resa conto che sono trascorsi dieci anni.

Sono tantissimi, sono gli anni in cui si è giovani e si costruisce il proprio futuro, si intraprende una direzione che influenzerà il resto della nostra vita.

Quello che si è fatto tra i 25 ed i 35 anni è fondamentale perché scrive una pagina importante di quello che siamo e che vogliamo diventare.

Io chi sono diventata? Te lo sei mai chiesto?

Io sono stata presa da un vortice di emozioni molto difficile da gestire. Ho vissuto perlopiù alla giornata, passo dopo passo, ora dopo ora, cercando sempre di attingere alla forza dentro di me, ma non solo a quella, ho cercato anche di attingere alla serenità che sentivo di provare, allo stupore verso un mondo che non sembra essere il migliore dei mondi possibili, soprattutto in questo periodo, ma che nonostante tutto mi meraviglia, mi attrae, mi piace.

Faccio tanta fatica a comprendere chi dice di essere depresso e di non vedere luce, via d’uscita, possibili motivi di gioia. Sono limitata, ignorante perché non so vedere quel dolore che dice di provare chi è depresso senza un motivo apparente: un lutto, una malattia, problemi economici, un figlio che non arriva, ma che è tanto, tanto desiderato. Quando un motivo non c’è è difficile capire cosa sia la depressione, ma proprio perché non capisco ho un enorme rispetto per chi soffre di questa terribile malattia.

Io non sono depressa, ma sono stata triste in passato, come tutti. Ora provo un mix strano di sentimenti ed emozioni: sono grata per questi dieci anni di vita, ma sono anche consapevole della sofferenza fisica e mentale che ho provato.

Ho versato tante lacrime in silenzio perché non sono mai riuscita a ricominciare davvero, a voltare pagina. Ogni volta che inizio a fare un piccolo passo per migliorare me stessa arriva una brutta notizia, ho una recidiva, una metastasi o una crisi epilettica e torno velocemente indietro, cado giù rovinosamente.

Ho sofferto tanto e soffro tanto perché ormai so che non potrò mai provare l’affetto materno. Non sentirò mai le scosse, i tremolii nel mio ventre che ospita una vita. Ma vi rendete conto? Il miracolo dei miracoli è accogliere la vita dentro il proprio corpo!

Non piangerò di dolore urlando e dicendo parolacce in sala parto (sono certa che ne uscirebbero molte dalla mia bocca).

Non mi sveglierò di notte per il pianto di un bambino affamato.

Non stringerò le sue dita piccole e perfette e non annuserò la sua testolina avvolgendolo tra le mie braccia.

Il mio utero è un cimitero, freddo, buio, spento. Non dovrebbe essere così, non a 27,28,29,30,31,32,33,34 anni. Avrebbe dovuto andare diversamente.

Non lo vedrò allontanarsi da me lentamente mentre seguirà la sua vita e la costruirà passo passo.

Ho ricacciato le lacrime, dato pugni al muro, al vento, ai cuscini e mi sono detta: “devi accettare la realtà che non puoi cambiare”.

Ho mandato giù il boccone amaro ed ho accettato, almeno ho cercato di farlo.

Da un anno lavoro part time perché dopo l’intervento all’encefalo il mio corpo non è più lo stesso, ho mal di testa fortissimi, le energie sono sempre meno nonostante i miei sforzi. È stata un’altra parte di realtà difficile da digerire.

Ho ammesso i miei limiti ed è stato estremamente difficile.

Ed il sogno di diventare insegnante? Un sogno lontano che però ho sempre coltivato nel cuore.

In ogni attimo libero da lavoro, impegni, visite ed emicranie ho un libro aperto davanti agli occhi, una penna tra le dita ed un foglio bianco appoggiato sul tavolo. Leggo, studio. Non mi resta altro, oltre ai pochi fedelissimi affetti ed amici. Sono sempre meno, ma sempre più fidati e vicini.

Ora dovrò solo avere la forza per perseverare nei miei sogni, piccoli ma immensi. Non voglio mollare solo perché ho degli ostacoli davanti.

Vorrei lanciare i libri dalla finestra per la rabbia che provo, ma sarebbe come se mi buttassi io stessa. Non posso farlo, in fondo non voglio farlo.

Ho solo bisogno di trovare le motivazioni per andare avanti nonostante gli intoppi.

L’ennesimo esame in ospedale, l’ennesimo dubbio che il cancro sia tornato, ancora un salto nel vuoto.

Starò a vedere, aspetterò, come sempre, con pazienza.

Non mi lascerò andare, non darò spazio al dolore o alla paura.

Vivrò meglio che posso, tralasciando inutili e sterili lamentele. Voglio prendere tutto quello che la vita può darmi, fino all’ultima goccia.

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