Ancora terapia e poi ancora e poi ancora

Non voglio lamentarmi perché non ne ho motivo, ma sogno una vita in cui poter segnare la data di fine cure sul calendario.

È da due anni che mi reco con costanza in ospedale per sottopormi alle terapie.

I cicli di chemio sono conclusi da un pezzo, ma sto continuando la terapia di mantenimento ogni tre settimane che consiste nella somministrazione di un anticorpo monoclonale chiamato Trastuzumab. A casa invece assumo il Letrozolo ogni giorno, una pastiglia che rientra nelle “terapie ormonali” o “endocrine”. Tralascio i farmaci per la pressione, gli antiepilettici, gli antidolorifici, l’iniezione di Enantone…

Ultimamente sto diventando consapevole che nella migliore delle ipotesi dovrò convivere per sempre con queste terapie, mentre nella peggiore delle ipotesi la mia malattia peggiorerà e saranno necessari ulteriori farmaci, altri protocolli.

Da un lato sono molto fortunata perché al momento la malattia è stabile, ferma e non c’è evidenza di malattia; dall’altro lato sono condannata a restare in balia degli eventi e soprattutto dipenderò per sempre dalle medicine.

Mi sento ingrata verso la vita perché in questo momento dovrei solo essere felice di non stare peggio, ma sarei bugiarda se dicessi che sono totalmente felice.

Una parte di me si sente vulnerabile ed incatenata. È come se non potessi davvero essere libera di scegliere cosa fare della mia vita. Tanti problemi quotidiani, tante piccole scaramucce mi sembrano ridicole ed insensate e fatico a relazionarmi alle persone. Mi sento una pecora nera che vorrebbe solo prendere il suo spazio di luce, di aria, il suo pezzetto di cielo, ma più tendo la mano verso esso più una forza oscura mi trattiene.

Ho sempre sostenuto che i rapporti ci salvano, che danno senso alla vita, ma ora ci credo meno.

I rapporti mutano: pochi restano al nostro fianco con affetto sincero e noi stessi siamo disposti a farlo con pochi eletti.

Critichiamo gli altri di essersi allontanati, ma a volte siamo noi ad isolarci. Io sto vivendo questo dissidio interiore: mi rendo conto di come i rapporti possano essere “inautentici”, ma sono anche consapevole che noi siamo uno dei poli della relazione.

Che fare?

Stringere i denti, ma non celare le difficoltà altrimenti non affronteremo mai i nostri demoni.

A volte bisogna rendersi consapevoli di dovercela fare anche da soli. Abbiamo questa forza dentro di noi.

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